MercatoMonti

GIORGIA2

icona-vintageicona-abbigliamentoMentre il rionale di Monti in via Baccina sta finalmente rifiorendo da 2009 nel quartiere degli artisti e della movida, degli artigiani e delle boutique un mercato del fine settimana, quasi tutti i sabati e le domeniche, che raccoglie artigiani, artisti e commercianti sotto il cappello di MercatoMonti, urban street market su modello di quelli inglesi.

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Tra i banchi del mercato

5“L'idea è nata tra i commercianti di quartiere per vendere i magazzini – racconta Bibi ideatore insieme ad Ornella di MercatoMonti – ma poi nel giro di poco c'è stata una grande evoluzione che ha dato spazio ad artisti, artigiani, onlus”.
Oggi infatti passeggiando nella sala congressi dell'hotel Palatino, sulle note di una dj session di cui spesso è autore proprio Bibi puoi incappare negli abiti e accessori retro di Monoke, nelle creazioni in lana di bàlia, nelle borse in materiale riciclato di belt beg (realizzate con cinture di sicurezza recuperate dagli sfasciacarrozze) o nelle fasce e cerchi realizzati da Piera Crivelli che indossa con ironia ed eleganza le sue creazioni.
Una trentina gli espositori ad ogni appuntamento con artisti, artigiani, commercianti che non mancano una data e altri che ruotano. Presenza quasi fissa del mercato è Salvatore Borrelli che lavora il plexiglass realizzando orecchini, bracciali, collane coloratissimi che abbinano i colori fluorescenti a metalli come rame, bronzo e ottone.
7L'altra anima poi di MercatoMonti è quella vintage, di ricerca. Puoi vestirti come Marlene Dietrich o Marilyn Monroe rivolgendoti al Bloody Edith Atelier, se sei in cerca di kimoni d'epoca originali in seta al MercatoMonti li puoi trovare, come pure oggetti di modernariato; vinili, apparecchi fotografici, giradischi al banco Dèjà Vu di Valentina o a quello della Vacca che russa di Camilla.
C'è poi chi fa ricerca tra passato e presente come Giusto che si definisce “fashion buyer” e cerca “di estrapolare dalle nuove collezioni alcuni pezzi che ci piacciono particolarmente e riproporre qualcosa dalle vecchie collezioni di marchi storici come Vivienne Westwood, Jean Paul Gautier, Maison Martin Margiela”. La passione per il design è espressa anche nella ricerca di immagini, diverse per ogni data, riprodotte su cartoline e manifesti per dare un nuovo appuntamento ad esercenti e clienti.

Da non mancare il banco di Giorgia Tra le nuvole (nella foto principale) con le sue creazioni artistiche dedicate ai più piccoli: bavaglini, tutine, portaciucci, cappelli, fiocchi nascita originalissimi e bambole speciali ma anche flaminiatravestimenti per diventare una vera principessa o un vero pirata. Quasi ogni weekend poi trovate Flaminia e il suo banco di prodotti nipponici, kimono e fasce bellissime da mille colori e fantasie realizzati con tessuti originali e oggettistica come le tradizionali bamboline Kokeshi.

Il paese di Alice


“La prima volta che sono stata a MercatoMonti ero molto stupita. Di solito la mamma mi porta in mercati dove si comprano frutta e verdura, pesce e carne, mentre qui vedevo occhiali da sole e cappellini, borse curiose e scarpe strane e poi degli oggetti veramente buffi che non avevo visto mai: come un telefono che invece dei tastini aveva una rotella e una macchina fotografica le cui foto uscivano come delle linguacce!15
Poi a me il mercato piace perché di solito ottengo sempre qualcosa da mettere sotto i denti: una banana, un pezzo di piazza bianca... Quando ho visto questo mercato mi sono detta: qui non si sgranocchia niente. E invece mi sbagliavo: c'era un banco di ragazzi simpatici che erano arrivati addirittura dalla Puglia e facevano “fud desain”, che sono due parole inglesi e mia mamma mi ha detto che vuol dire cibo disegnato. In delle bellissime concoline di pasta servivano una puré di cicoria e fave. Slurp!"

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LA RICETTA DI ALICE: PUREA DI FAVE E CICORIA

Ecco la ricetta passataci dai ragazzi di Carta e Latte
La cialda è fatta di pasta di tarallo, sostituibile con un panino scavato e abbrustolito un po' in forno! Per la crema di fave: mettere in padella un filo d'olio, un po' di cipolla e sedano a pezzettini, far soffriggere per qualche minuto, aggiungere le fave secche sgusciate messe per un'oretta in ammollo e scolate, aggiungere dell'acqua e lasciar cucinare. Levare la prima schiuma che si forma, aggiungere un altro po' d'acqua se necessario e cuocere per un paio d'ore fino a quando diventa una crema.
A parte bollire le cicorie pulite e lavate (in Puglia usiamo quelle selvatiche!) e scolarle. La crema di fave e le cicorie di solito vengono servite nello stesso piatto divise, poi ognuno decide come preferisce mangiarli se separate o mescolate, con un filo di olio santo (olio pugliese con peperoncino) e una bella fetta di pane abbrustolito, o all'interno della cialda.

Quattro passi più in là

balconeSe il cuore di Monti è senza dubbio l'incantevole piazza della Madonna dei Monti, e la sua arteria principale è via Cavour (una strada che in realtà spezza il rione in due, e ne spezza anche parte della magia), la sua vena più oscura e misteriosa scorre sotto un arco buio, lungo la ripida salita intitolata ai Borgia. E' qui che si affaccia il cosiddetto BALCONE DI LUCREZIA BORGIA, ed è qui che si intrecciano storie e leggende. Il consiglio è di mettere da parte il rigore storico e abbandonarsi a queste ultime, proprio come faceva agli inizi dell'Ottocento lord Byron, che nei suoi vagabondaggi notturni per le strade di Roma amava fermarsi proprio sotto al balcone e immaginarvi affacciata la bellissima e crudele figlia di Papa Alessandro VI. Si narra che ai piedi del balcone si trovasse una botola che Lucrezia apriva sotto i piedi dei suoi malcapitati amanti dopo essersi a loro concessa. E Lucrezia era presente anche all'ultima cena di suo fratello Juan, organizzata nello stesso palazzo dalla madre Vannozza il 14 giugno del 1497, tre giorni prima che il corpo senza vita del giovane fosse ritrovato nel Tevere. Ma un alone di morte circonda questo angolo della città da molto prima che vi abitassero i Borgia: la salita ricalca infatti il percorso dell'antico vicus sceleratus, così chiamato perché si narra che il cadavere di Servio Tullio – il sesto re di Roma – vi fu calpestato dal cocchio guidato dalla figlia Tullia dopo l'assassinio, avvenuto per mano del suocero Lucio Tarquinio. Portata a termine la congiura, salirà sul trono con l'appellativo di “Superbo”.

moseIl modo migliore per scrollarsi di dosso queste fosche suggestioni è salire i gradini e superare l'arco, per raggiungere piazza di San Pietro in Vincoli. La chiesa è così chiamata perché custodisce le catene utilizzate per tenere legato l'apostolo durante la sua prigionia a Roma. Ma l'attrazione più celebre si trova nel transetto destro: è la statua del MOSE' DI MICHELANGELO. Superflua ogni descrizione: vi lasciamo tutto il gusto di contemplare dal vivo uno dei capolavori del maestro, di incrociare il suo sguardo severo, e magari di cercare di individuare tra le pieghe della folta barba il profilo di Papa Giulio II o il corpo di donna che il Buonarroti avrebbe scolpito proprio sotto il labbro inferiore, secondo quanto tramanda un'altra leggenda. Inutile invece cercare segni o scalfiture sul ginocchio del profeta, anche se nessuno ormai riuscirà a sradicare dalla fantasia popolare l'aneddoto dello scultore che scaglia uno scalpello contro la sua creatura al grido di “Perché non parli?”, dopo averne constatato l'eccezionale realismo.

Del resto, di leggende ne circolano molte in un rione come Monti, tra i più orgogliosamente “popolari” della città. Leggendari sono anche gli scherzi del MARCHESE DEL GRILLO, un personaggio però esistito davvero, come 16testimoniano il palazzo e la torre che ancora portano il suo nome, alle spalle dei mercati di Traiano. E' proprio dall'alto della sua torre che Onofrio del Grillo – nobile di origine marchigiana ma vissuto a Roma nel XVIII secolo – si divertiva a lanciare sassi e pigne sui passanti, con feroce predilezione per gli ebrei. A girare il film con Alberto Sordi - che sposta agli inizi dell'Ottocento le bravate del marchese e le rende immortali - è stato un altro “monticiano” doc, seppur nato in Toscana: Mario Monicelli, che al rione ha dedicato anche un documentario, ultima sua opera da regista.
E ancora oggi lo spirito eccentrico del marchese sembra aleggiare nei dintorni delle sue proprietà: risalendo di qualche passo la salita del Grillo, sulla vostra destra, un curioso cartello vi inviterà a premere un interruttore. Vi consigliamo di non resistere alla tentazione, e di schiacciare il pulsante: dietro una grata al livello della strada, vedrete sotto i vostri occhi animarsi una scultura di oggetti, luci e musica, opera dell'artista Saverio Ungheri, fondatore del“Movimento astralista” e dal 1976 animatore del centro culturale “Polmone pulsante”.

 

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