Market lovers - Peppino e le uova del Trionfale
La storia (d’amore) tra la famiglia di Peppino e le uova risale a più di un secolo fa. Era il 1910 quando i suoi trisavoli sbarcavano a Boston, emigrati da Arce (Frosinone) negli Stati Uniti.
L’anno seguente Giuseppe, Peppino, nasceva a Attleboro, Massachusetts per rientrare poi in Italia poco tempo dopo. “Aveva due o tre anni quando i suoi genitori scelsero di tornare” racconta Angelo, che però al mercato chiamano tutti Peppino, come suo nonno. La bisnonna mise su un negozio di pasta all’uovo a Spina di Borgo, a due passi da San Pietro, fin quando vennero sgombrati a causa dello sventramento voluto per la creare via della Conciliazione nel 1936. “Nel frattempo mio nonno e suo padre avevano messo su un allevamento di polli e tacchini al paese e aperto il banco di uova al mercato Trionfale. Era il 1926, venivano dal paese a cavallo tutti i giorni”. Alle spalle di Angelo “Peppino” si vedono i documenti di questa storia familiare: la licenza, una delle più antiche di Roma, sotto il re, le fotografie del nonno al mercato con i suoi volatili vivi e il suo stuolo di uova negli anni Cinquanta.
Le due anime del mercato, quella popolare e quella ricercata, convivono nel banco di Peppino, ci sono le uova di gallina e quelle di quaglia, in stagione trovi pure l'oca o persino quelle di struzzo. Accanto alle uova c’è una selezione di prodotti, per lo più biologici, miele, confetture, conserve e spezie. “Ne ho di biologici certificati, di marche conosciute, ma anche produzioni locali che scovo io, per esempio tengo il miele di un ragazzo di mia conoscenza che lo produce a Maccarese”.
Il banco è passato dal nonno alla mamma Rossana, che lo aveva ereditato dal suocero, e poi quindici anni fa a lui. Oggi ha 41 anni, una moglie, Francesca, che viene a dargli una mano il sabato, e tre bambini. “Ero tecnico informatico, poi a un certo punto mi sono licenziato e ho deciso di dedicarmi al banco di famiglia. E non mi sono pentito, la mia clientela è molto varia, uno spaccato del quartiere: vengono anche i nipoti dei clienti che erano di mio nonno”. E mentre chiacchieriamo ne abbiamo la dimostrazione: arriva l'anziano che compra dieci uova e ha voglia di chiacchierare, la signora straniera che probabilmente fa la spesa per qualcuno di cui è badante, il turista di passaggio, poi un gruppetto di ragazze, immaginiamo impiegate d'ufficio in pausa pranzo. Chiedono uova biologiche da bere. E allora Peppino spiega che ha uova da bere e uova biologiche, ma che biologiche da bere no, non esistono, “perché quelle biologiche sono di galline che scorrazzano libere, a terra, e possono avere contatti con altri animali, magari un topolino, e io da mangiare crude non le vendo”. E così in pochi minuti, oltre a quattro uova biologiche e quattro da bere, le signore portano a casa anche una piccola lezione sul bio. E' questo il bello del mercato che la concorrenza di qualsiasi centro commerciale non potrà mai battere: si torna a casa con qualcosa in più della spesa che si era usciti per fare. Possono essere due chiacchiere contro la solitudine, una ricetta, un consiglio. O una storia familiare. Come quella di un emigrante di inizio Novecento.