Mercato Monti di via Baccina
Dopo un lungo periodo di abbandono, con pochissimi resistenti (il macellaio Karim e un alimentari) che per anni hanno tenuto il punto, il mercato rionale Monti è fiorito e oggi è un riferimento importante per il quartiere ma non solo. Mercato al coperto storico, realizzato in epoca fascista la cui realizzazione fece scoprire durante gli scavi testimonianze di reperti di età Augustea, tra cui pavimenti a mosaico, quello rionale di via Baccina è un piccolo spazio che sta piano piano ritrovando la sua identità.
Tra i banchi del mercato
A partire dal bel banco con laboratorio di pasta all'uovo e pasticceria a vista di Filippo che va sotto il nome di Pippo Tortellino. “La nostra è una tradizione familiare, mia madre Stefania è originaria di rione Monti, in questo mercato ci è cresciuta e anche se ormai da tanti anni ha un banco al mercato di Talenti e mio fratello invece sta a Cinecittà il sogno era sempre quello di tornare a Monti e finalmente ci siamo riusciti”. Filippo ha unito due vocazioni quella della pasta fresca (gnocchi, tonnarelli, ravioli, lasagne, orecchiette, crepe) con la pasticceria che realizza con una giovane pasticcera, Giada. “Sta andando benissimo, siamo stati ben accolti nel quartiere che ha diffuso subito la notizia – dice Filippo, mentre serve un gruppo di turisti francesi alla ricerca del tortellino perfetto – Ci sono ancora dei lavori da fare, delle migliorie ma siamo ottimisti perché vogliamo tornare a farlo diventare un grande mercato. Essendo così centrale deve tornare ad essere un punto di riferimento”. Una decina di banchi con un'offerta piuttosto ampia: Karim è tra tutti quello che è il vero resistente, che non ha mai smesso di credere nel mercato e nel fatto che prima o poi si sarebbe ripreso. Arrivato in via Baccina nel 1997 (“già allora il mercato era un po’ trascurato e molti romani storici erano stati sfrattati”) il suo era il quinto banco, negli anni piano piano li ha visti chiudere tutti. Per tanti anni lui e la moglie sono stati soli “per fortuna c’era la radio, perché i clienti arrivano, comprano e vanno via. Ancora oggi qualche volta vedendo dei colleghi intorno a me mi sembra di sognare e temo che di potermi svegliare da un momento all’altro”. Il mestiere Karim l’ha imparato in Italia, arrivato da solo da Casablanca poco più che maggiorenne ha lavorato prima in una macelleria a Pomezia “dove non mi facevano toccare
la carne, solo fare le pulizie, ho dovuto rubare tutto con gli occhi” e poi è finito al mercato di Esquilino “quando era ancora all’aperto ed era bellissimo”. Lì ha lavorato per tutti i tipi di macellaio “c’era il pollarolo che trattava solo polli e galline, l’abbacchiaro solo abbacchio, il maialaro solo maiale e poi il macellaio per il manzo e vitello. E’ stata la mia scuola”. In Italia ha conosciuto la moglie, di origine algerina, Saida, insieme hanno mandato avanti l’attività (lei è bravissima nei pronti a cuocere e si sbizzarrisce nei tipi di polpette… al curry e curcuma, ai semi di papavero) e cresciuto tre figli, oggi adolescenti che ogni tanto vengono a dare una mano. “Da grande possono fare quello che vogliono, diventare avvocati, medici o anche Presidente della Repubblica ma prima voglio che imparino il mestiere di macellaio”.
E’ anche il frutto di una grande amicizia la collaborazione tra Moreno e Luigi, che con la loro pescheria I Rosci fanno un orario di apertura diverso dal resto del mercato: il martedì e il venerdì dalle 7:30 alle 17:30 mentre il mercoledì e il sabato dalle 7:30 alle 14:30. “Siamo amici fraterni e siamo cresciuti anche insieme a Filippo perché sua mamma e i miei genitori sono sempre stati vicini di banco – racconta Moreno – La nostra è una tradizione familiare antichissima: era “pesciarolo” già il nonno di mio nonno. Io a sei anni stavo dietro il banco, sotto Natale durante le vacanze da scuola stavo fisso là quando i miei stavamo ancora a Piazza Vittorio, il mercato più bello di Roma. All’epoca tutta la mia famiglia, più di venti persone lavorava là, poi con la fine del mercato all’aperto ci siamo divisi tra Esquilino, Casal dei Pazzi, la Rustica, Portonaccio e Alessandrino. Ci conoscono come Rosci, ovvero rossi perché mio nonno era rosso di capelli, quando è morto tutti i banchi di pesce sono stati chiusi per venire al funerale, c’è ancora mia nonna che ha più di 80 anni e cucina per tutti”. Il pesce arriva da Fiumicino e Civitavecchia per lo più, “con tutti questi anni di attività conosciamo tutti i pescatori, è un lavoro duro chi ancora lo fa, lo fa per passione perché di guadagnare facendo il pescatore non si guadagna più. E se proprio manca qualcosa andiamo al Car, il centro agroalimentare di Guidonia”. Tra gli ultimi arrivati ci sono Simona e Giuseppe da Taranto con il loro carico di prodotti pugliesi dal profondo Salento fino al foggiano, mozzarelle e formaggi di Gioia del Colle, salumi di produzione artigianale, prodotti da forno, vino, olio extravergine di oliva e conserve pregiate. "Prima lavoravo in azienda ma volevo cambiare vita, ho sempre avuto la passione per il buon cibo e ho deciso di trasferirmi a Roma per far partire questo progetto". Sotto il nome di MagnoPuglia Simona e Peppe hanno selezionato produttori locali ad alto tasso artigianalità.
C'è poi un più classico alimentari quello di Massimo, vero e proprio piccolo supermarket nel mercato: vino, olio, pasta, sughi, formaggi e salumi. Per chi vuole gustarsi centrifuga e spremuta in tranquillità o chi fa pausa pranzo con un panino di Massimo è stato allestito anche un angolo con tavolini, seggiole e una piccola libreria per il bookcrossing che ormai imperversa in molti mercati. Da non dimenticare anche la drogheria (poi diventata anche frutteria) di Luca ricca di frutta secca, spezie e prodotti esotici, "quelli che una volta si chiamavano coloniali" con una particolare attenzione per i prodotti siciliani (origine di Luca) e per i vini di quella terra a cui si affianca la possibilità di comprare il vino sfuso.
Tra coloro che animano il nuovo mercato rionale di Monti c'è poi Michela e il suo spazio Funtiffany Arts & Crafts, piccolo ma ricchissimo di artigianato artistico e idee regalo. “Mi sono sempre occupata di arti decorative, ho fatto la scuola Arti e Mestieri – racconta Michela – e l'idea per uno spazio dove esporre e vendere cose realizzate da me ma anche da altri ce l'ho sempre avuta nel cuore. Un negozio con gli affitti che ci sono qui nel centro di Roma sarebbe impensabile e così ho avuto l'idea del banco al mercato, qui posso proporre alcune delle mie creazioni come le vetrate artistiche, le lampade in vetro, alcuni monili e i mosaici, oppure quelle realizzate dagli studenti della scuola Arti e Mestieri e altri colleghi. Oltre ai pezzi unici ho anche gli oggetti di alcune ditte artigianali come questo laboratorio che produce oggetti in ceramica della tradizione romana, o una piccola pelletteria siciliana”. Michela non ha pensato solo a idee regalo per grandi ma ha allestito anche un angolo con una selezione di giochi “che riporti i bambini verso la manualità, sono oggetti che vanno costruiti, colorati, manipolati da abbinare a giochi della tradizione per lo più in legno”. Il sogno di Michela sarebbe realizzare dei laboratori: “A chi viene qui provo a raccontare come si realizza un oggetto di artigianato, quali misteri e curiosità ci sono dietro un'opera del genere. Sarebbe bellissimo poter organizzare corsi o anche dei pomeriggi una volta ogni tanto, ci stiamo lavorando e speriamo di poterlo fare presto”.
Il paese di Alice
“Monti è il quartiere dove mia mamma viveva prima di conoscere mio papà. Ogni tanto mi racconta di questa casa che cadeva un po' a pezzi, dove si facevano tante feste e dove mia mamma viveva con due uomini (e nessuno dei due era mio papà). Uno non faceva mai le pulizie e l'altro le faceva solo a mezzanotte aprendo tutte le finestre, pure di inverno. Per fortuna poi hanno preso la signora delle pulizie e sono rimasti amici ancora oggi.
Ma quando mia mamma ci abitava nel quartiere Monti il mercato era un po' una tristezza: quasi tutti i banchi erano chiusi e lei, che pure ama i mercati tantissimo, non ci andava mai. Ora ci siamo tornati insieme e mi ha fatto una bellissima impressione: mi sono piaciute le mascherine del banco dell'artigianato, i frullati di quello della frutta ma più di tutto mi sono piaciuti i tortellini di Pippo tortellino. In brodo e pure asciutti. Poi col tempo sono diventata amica di quasi tutti quelli che hanno i banchi e con alcuni amici abbiamo anche organizzato un laboratorio bellissimo. A partire da un libro troppo divertente che si chiama 'Tutto il mondo è pera' che è la storia di un vermicello e della sua pera e del fatto che poi al mercato impara a conoscere tanti altri gusti e personaggi che vengono da tutto il mondo. Grazie alla fruttivendola Marta (che ci ha detto tutto sulle pere) e del droghiere Luca abbiamo scoperto un sacco di cose divertenti sul mondo della frutta fresca e secca!"
LA RICETTA DI ALICE
CROSTATA DI RICOTTA E VISCIOLE
Filippo, detto Pippo Tortellino, ha un laboratorio di pasta all'uovo e pasticceria al mercato di via Baccina a Monti e ci ha proposto un dolce tipico del ghetto romano: la crostata di visciole e ricotta
Per la frolla: una bustina di lievito per dolci, 750 grammi di farina, 300 grammi di burro, 350 di zucchero, 4 uova intere e 3 rossi
Amalgamare prima la farina, lo zucchero, il burro e il lievito a tocchetti con le 4 uova, dopo la prima fase di amalgama aggiungere i 3 rossi d'uovo
Dopo aver raggiunto una frolla omogenea nel colore e al tatto avvolgerla nella pellicola e lasciarla a riposare in frigo per cirda un'oretta. Dopo aver steso la frolla nella tortiera e aver creato i bordi applicare un primo strato di marmellata di visciole a cui metteremo sopra un composto ottenuto amalgamando bene 500 grammi di ricotta di pecora con 200 grammi di zucchero. Fare un cerchio di frolla con cui chiudere la crostata e cuocere in forno ventilato a 160 gradi per 40 minuti
Quattro passi più in là
Se il cuore di Monti è senza dubbio l'incantevole piazza della Madonna dei Monti, e la sua arteria principale è via Cavour (una strada che in realtà spezza il rione in due, e ne spezza anche parte della magia), la sua vena più oscura e misteriosa scorre sotto un arco buio, lungo la ripida salita intitolata ai Borgia. E' qui che si affaccia il cosiddetto BALCONE DI LUCREZIA BORGIA, ed è qui che si intrecciano storie e leggende. Il consiglio è di mettere da parte il rigore storico e abbandonarsi a queste ultime, proprio come faceva agli inizi dell'Ottocento lord Byron, che nei suoi vagabondaggi notturni per le strade di Roma amava fermarsi proprio sotto al balcone e immaginarvi affacciata la bellissima e crudele figlia di Papa Alessandro VI. Si narra che ai piedi del balcone si trovasse una botola che Lucrezia apriva sotto i piedi dei suoi malcapitati amanti dopo essersi a loro concessa. E Lucrezia era presente anche all'ultima cena di suo fratello Juan, organizzata nello stesso palazzo dalla madre Vannozza il 14 giugno del 1497, tre giorni prima che il corpo senza vita del giovane fosse ritrovato nel Tevere. Ma un alone di morte circonda questo angolo della città da molto prima che vi abitassero i Borgia: la salita ricalca infatti il percorso dell'antico vicus sceleratus, così chiamato perché si narra che il cadavere di Servio Tullio – il sesto re di Roma – vi fu calpestato dal cocchio guidato dalla figlia Tullia dopo l'assassinio, avvenuto per mano del suocero Lucio Tarquinio. Portata a termine la congiura, salirà sul trono con l'appellativo di “Superbo”.
Il modo migliore per scrollarsi di dosso queste fosche suggestioni è salire i gradini e superare l'arco, per raggiungere piazza di San Pietro in Vincoli. La chiesa è così chiamata perché custodisce le catene utilizzate per tenere legato l'apostolo durante la sua prigionia a Roma. Ma l'attrazione più celebre si trova nel transetto destro: è la statua del MOSE' DI MICHELANGELO. Superflua ogni descrizione: vi lasciamo tutto il gusto di contemplare dal vivo uno dei capolavori del maestro, di incrociare il suo sguardo severo, e magari di cercare di individuare tra le pieghe della folta barba il profilo di Papa Giulio II o il corpo di donna che il Buonarroti avrebbe scolpito proprio sotto il labbro inferiore, secondo quanto tramanda un'altra leggenda. Inutile invece cercare segni o scalfiture sul ginocchio del profeta, anche se nessuno ormai riuscirà a sradicare dalla fantasia popolare l'aneddoto dello scultore che scaglia uno scalpello contro la sua creatura al grido di “Perché non parli?”, dopo averne constatato l'eccezionale realismo.
Del resto, di leggende ne circolano molte in un rione come Monti, tra i più orgogliosamente “popolari” della città. Leggendari sono anche gli scherzi del MARCHESE DEL GRILLO, un personaggio però esistito davvero, come testimoniano il palazzo e la torre che ancora portano il suo nome, alle spalle dei mercati di Traiano. E' proprio dall'alto della sua torre che Onofrio del Grillo – nobile di origine marchigiana ma vissuto a Roma nel XVIII secolo – si divertiva a lanciare sassi e pigne sui passanti, con feroce predilezione per gli ebrei. A girare il film con Alberto Sordi - che sposta agli inizi dell'Ottocento le bravate del marchese e le rende immortali - è stato un altro “monticiano” doc, seppur nato in Toscana: Mario Monicelli, che al rione ha dedicato anche un documentario, ultima sua opera da regista.
E ancora oggi lo spirito eccentrico del marchese sembra aleggiare nei dintorni delle sue proprietà: risalendo di qualche passo la salita del Grillo, sulla vostra destra, un curioso cartello vi inviterà a premere un interruttore. Vi consigliamo di non resistere alla tentazione, e di schiacciare il pulsante: dietro una grata al livello della strada, vedrete sotto i vostri occhi animarsi una scultura di oggetti, luci e musica, opera dell'artista Saverio Ungheri, fondatore del “Movimento astralista” e dal 1976 animatore del centro culturale “Polmone pulsante”.
DOVE | via Baccina 36 |
GIORNI DI APERTURA | lunedì - sabato |
ORARIO | 07:00-14:00 (martedì e venerdì 07:00-19:00) |
PARCHEGGIO | diifficile in via cavour strisce blu |
AUTOBUS |
da Largo Argentina, Linea 40, Metro B (fermata Cavour) |
info |